Gli analisti del comportamento programmano colloqui, osservazioni e formazioni degli insegnanti dei loro studenti.
L’obiettivo è insegnare la scienza applicata del comportamento e pratiche di insegnamento utili per la classe e i bisogni speciali degli allievi.
A questo punto, una domanda provocatoria sorge spontanea: perché insegnare agli insegnanti a insegnare? 🤔
📌L’obiettivo dell’Analista del Comportamento non è affatto quello di sostituirsi all’insegnante. Il suo principale obiettivo è, infatti, quello di avvalersi degli insegnanti per estendere le procedure di modificazione comportamentale a più ambienti possibili.
Questa rete è possibile solo dopo aver creato un “linguaggio comune” basato sull’ evidenza scientifica che sia comprensibile e condivisibile da tutte le principali figure educative che ruotano attorno agli studenti.
Questo “linguaggio comune” comporterà inevitabilmente pratiche nuove (prendere dati), inusuali (ignorare uno studente che piange) o persino contro_intuitive (ignorare uno studente che ha rotto delle schede) da parte degli insegnanti.
Che cosa succede se, per diverse ragioni, non si crea un “Linguaggio comune” tra scuola e centro?
Alcune conseguenze potrebbero essere:
– La difficoltà a riconoscere stalli degli apprendimenti nello stesso momento in cui si incontrano: un approccio analitico, infatti, comporta una raccolta dati giornaliera con grafici che restituiscono una fotografia tempestiva dell’andamento dello studente,
– L’impossibilità di usare procedure già validate dalla letteratura scientifica internazionale,
– La difficoltà nell’individuare la funzione del comportamento del singolo studente in quello specifico ambiente e il possibile ritardo nell’intervento volto a modificarlo in direzione di un suo miglioramento socialmente significativo,
-…
Sappiamo che gli insegnanti utilizzano procedure e strategie basate sulla propria esperienza e validate in campo pedagogico e educativo. Tuttavia l’ ABA adotta uno sguardo al comportamento a misura di singolo: tale analisi “microscopica”
potrebbe sfuggire all’interno di un approccio educativo più ampio.
Alcuni esempi di pratiche basate su prove ed errori potrebbero essere i seguenti:
-Punire uno studente che non segue la lezione, potrebbe mettere a tacere lo stesso per qualche secondo o minuto (nella migliore delle ipotesi), ma non insegna come ci si dovrebbe comportare in quell’ambiente,
-Ignorare o dare per scontati comportamenti corretti non aumenta la probabilità che questi comportamenti possano riverificarsi in futuro,
-sottolineare e disapprovare comportamenti problema, senza aver svolto un’adeguata analisi funzionale degli stessi, potrebbe portare a un loro incremento.
Questi sono solo alcuni degli esempi di pratiche di insegnamento inefficaci, frutto di un mancato utilizzo di procedure evidence_based derivanti dall’ ABA.
Nella nostra esperienza abbiamo incontrato molti insegnanti che hanno deciso di scrivere insieme a noi il “Vocabolario ABA dello studente” e potuto verificare sul campo miglioramenti decisivi sul piano comportamentale.
Ci auspichiamo che tale rete scuola-centro non rappresenti solo un’eccezione, ma la regola, per un miglioramento più decisivo della qualità della vita dei nostri studenti.
📔 Bibliografia:
“Strategie educative CABAS. Un approccio evolutivo e sistemico all’educazione con ABA”